La dea Îðunn e il suo cesto di mele è un enigma irrisolto da qualsiasi studioso. Il suo nome è spesso tradotto come “il ringiovanimento” o “sempre giovane”, comunque questa attualmente non è una traduzione del suo nome, ma invece una interpretazione di quello che lei fa. Il suo nome Nordico Îðunn, dal proto-Nordico *Îþund, dal PIE *Eduno, si traduce come “laborioso”, “industrioso”, “che vuole lavorare”, ed è conosciuta in altre parti dell’Europa come Proserpina (Roma), Epona (Gallia), Kostroma (Scizia) e Persefone (Grecia).
Îðunn & Bragi di Blommér;
Proprio come suo marito, Baldr, è conosciuto in Scandinavia come Bragi, lei è anche conosciuta come Nanna, che ha quasi lo stesso significato del nome Îðunn; Nordico Nanna dal proto-Nordico *Nanþan, che si traduce come “ardore”, “piena di risorse”, “desiderosa di lavorare”, “fretta”.
Quando vedi questo alla luce di come selezionavano le loro Regine di Maggio cominci a capire cosa lei rappresenti e perchè è fornita con mele dell’eterna giovinezza. Come possiamo ricordare le ragazze erano eleggibili per il ruolo di Regina di Maggio sulla base tra l’altro della loro buona volontà a lavorare, il loro desiderio di lavorare, la loro operosità e così via.
Baldr (“sfera”) è conosciuto come Bragi (“il vincitore”, “il migliore”), perchè è il vincitore delle competizioni di Maggio. Sua moglie è quindi naturalmente Îðunn/Nanna, la più laboriosa delle giovani ragazze, selezionata nella gara o quando Baldr le porse una mela. Come sappiamo dal mito di Paride lei era conosciuta anche come Freyja/Aphrodite, ma non lasciare che questo ti confonda; sono semplicemente nomi differenti per indicare la medesima dea.
Ora, Îðunn non è conosciuta per aver ricevuto una mela, ma per donare mele lei stessa, a tutte le altre divinità, e questo è ciò che le manteneva eternamente giovani. Dopo che ricevette una mela, o che venne scelta durante la gara, lei – l’amorevole e giovane Regina di Maggio, l’incarnazione della sana gioventù e della bellezza della natura – veniva incaricata della nomina di nuovi dèi e dee ogni anno, ogniqualvolta un dio o una dea non era più giovane, in salute e bello abbastanza per essere un dio o una dea. Gli dei erano veri esseri umani, che venivano selezionati per divenire questa o quella divinità, e il ruolo di questa o quella divinità veniva dato loro dalla Regina di Maggio, nel momento in cui donava loro una mela per nominarli “dio” o “dea”. Questo è il modo in cui le sue mele potevano mantenere le divinità eternamente giovani! Le divinità non più giovani, sane e belle ritornavano ad essere normali esseri umani, e precedenti esseri umani divenivano divinità quando ricevevano una mela dalla Regina di Maggio, Îðunn.
In ogni società, in ogni tribù, era presente solamente un Ôðinn, un Þôrr, eccetera, e naturalmente era considerato un grande onore divenire una tale divinità – nonché ogni uomo e donna sposati divenivano un Frejr e una Freyja. I loro sacerdoti e sacerdotesse sposavano i membri delle loro “congregazioni”, in matrimoni sacri, e passavano sotto la protezione delle loro divinità. Ogni anno tenevano competizioni tra di loro per capre chi tra essi sarebbe stato il più adatto a divenire il dio o la dea. Al vincitore veniva data una mela da Îðunn. La competizione favoriva la salute, la giovinezza e la bellezza, quindi chi mancava di questi attributi non poteva divenire una divinità, o non poteva continuare ad esserlo. Le divinità erano giovani, belle e sane per sempre. Erano sempre i migliori tra loro.
I semi-dei, gli eroi e le eroine descritti nella mitologia Greca, erano gli uomini e le donne già sposati ad una divinità (quindi erano semi-dei), ma che dovevano passare per rigorose prove per ottenere il permesso a diventaro loro stessi delle divinità (e quindi per prendere il ruolo della divinità da un’altra persona).
Il Re di Maggio era il vero Re della tribù, e la regina di Maggio la vera Regina, e originariamente rappresentavano tutti gli dèi e le dee. Il Re era il Dio del Cielo, la Regina la Dea della Terra. Col tempo questo cambiò, e le diffeerenti facce dell’unico Dio del Cielo e dell’unica Dea della Terra furono impersonate individualmente. Il potente Dio del Cielo, Nordico Tyr, dal più recente proto-Nordico *TiwaR, dal più antico proto-Nordico *Tiwaz, dal PIE *Diwos, è da noi meglio riconosciuto nell’Antico Latino Divus e dal Latino Deus. O dal Sanscrito Dêva, Gallese Duw, Gallico “Grande Padre”, Scita Rod/Div, Lituano Diêvas, Greco Zevs/Uranos eccetera. Pertanto impariamo in Scandinavia che Tyr era una volta il Re degli dèi, ma nell’Era Vichinga fu “rimpiazzato” da Ôðinn. Non lo è stato in realtà; semplicemente la sua parte Odinica era divenuta la più importante nella società durante quei tempi problematici.
Alcune tribù Europee divisero i poteri di Tyr in molti, altre solo in pochi, dèi separati. Lo stesso si applicava alla Dea della Terra; Nordico Jörð, proto-Nordico Erþo, Greca Demeter/Hera/Kybele, Scita Matushka/Vesna, in Europa dell’Ovest Danu-Ana/”La Signora”, Romana Juno, eccetera. Quando differenti tribù Europee vennero a contatto tra loro più tardi le spesso identiche divinità venivano incorporate frequentemente in entrambi i pantheon delle tribù perchè le chiamavano con nomi differenti, ed entrambe le tribù avevano tutto d’un tratto ad esempio due Dee della Luna. In altri casi una divinità poteva sparire da un pantheon. Niente di tutto ciò è davvero importante comunque; Tutte le divinità erano semplicemente differenti volti dello stesso concetto di una forza spirituale positiva nel nostra universo che è sia mascolina che femminile. Le differenti facce di questa forza si trovano nel Sole e nella Luna, le stelle e le costellazioni, nel riflesso di luce prodotto dai pianeti e anche in tutto il resto che si trova nel nostro mondo.
In te.
Una Menade, di John Reinhard Weguelin;
Traduzione a cura di Artuso Fabio